Come creare un podcast su Spotify senza abbonamenti

By FRANCO AQUINI

Sarà un po’ inception, ma ho voluto scegliere come argomento di questa ultima puntata di Digitali e Markettari, il podcast. In pratica un podcast su come fare podcast. Ritengo però importante condividere con gli altri alcune cose che ho imparato realizzando questa serie, cose che possono essere utili per tutti coloro i quali vogliono cimentarsi con questa forma di comunicazione così affascinante.

Innanzi tutto partiamo con due cenni storici. Senza volerla fare lunga, è bene sapere che il podcasting non nasce in questi anni, anche se da un paio di anni sta conoscendo una crescita davvero notevole. I podcast nascono in realtà nel 2004 dalle mani di Adam Curry, che inventò questo sistema di distribuzione di contenuti audio tramite la tecnologia RSS, che è sostanzialmente un feed che permette la distribuzione di contenuti, usato principalmente nel web. La diffusione di questo formato diventò poi noto grazie all’integrazione su iPod, lanciato nel 2001. Il termine podcast però viene coniato da Ben Hammersley in un articolo su The Guardian, per poi diventare parola dell’anno nel 2005. Probabilmente perché, sempre nel 2005, Steve Jobs presentò l’integrazione dei Podcast all’interno di iTunes, che permette quindi di iscriversi e sincronizzare automaticamente i podcast con iPod (e di lì a 2 anni con iPhone), inserendo oltretutto l’elenco originale di podcast raccolti gratuitamente dal suo creatore, Adam Curry. In quell’anno nacque anche il termine podcasting, che per Jobs era una crasi tra i termini iPod e broacasting. 

Da lì in avanti è stato un crescendo più o meno costante. Personalmente sono sempre stato un amante dei podcast, perché mi permettevano di organizzare l’ascolto di contenuti audio secondo le mie necessità, e soprattutto perché per molto tempo ho dovuto affrontare almeno un paio d’ore al giorno di auto o di treno. Presto i podcast sono diventati una dipendenza, facendomi compagnia in ogni attività che non richiedesse particolare concentrazione, come le pulizie in casa o nei lavori ripetitivi e meccanici. Questa passione mi ha portato anche a scegliere telefoni Apple, perché inizialmente soltanto iOS includeva un’applicazione veramente ben fatta per la gestione dei podcast. Poi però è arrivato Spotify e tutto è cambiato. Oggi i podcast sono a disposizione di chiunque e stanno conoscendo una notevole diffusione, grazie anche ad alcuni veri best seller, come quelli di Pablo Trincia o quelli pubblicati da Chora Media, che è una delle più importanti società specializzate nella produzione di podcast. 

Come creare un podcast

Bisogna innanzi tutto fare chiarezza su un punto: tutte le piattaforme di podcasting, ovvero Apple Podcast, Spotify Podcast, Google Podcast e via dicendo, non ospitano il contenuto audio. Quello che fanno è semplicemente indicizzare il podcast, che però deve stare fisicamente da un’altra parte. Quindi non bisogna pensare che mettendo il podcast su Spotify, caricherò il mio file MP3 sui server di Spotify. Non è così, quello che caricherò è invece il file RSS, che sostanzialmente è un file di testo contenente tutte le informazioni sul mio podcast, compresa la posizione del file MP3, con un linguaggio elementare fatto di tag. 

Ci sono moltissimi servizi che semplificano tutte queste operazioni, che però prevedono un abbonamento mensile. In realtà, l’ho scoperto facendolo in prima persona, creare un podcast autonomamente, senza utilizzare servizi in abbonamento, è piuttosto semplice e non richiede particolari competenze. Facciamo un piccolo elenco di quello che può servire:

  • Un computer dove editare l’audio
  • Un microfono sufficiente
  • Un software per montare l’audio, anche gratuito
  • Uno spazio dove mettere i podcast

Questi sono i quattro componenti essenziali per creare un podcast. C’è da dire che i più intraprendenti potrebbero anche fare a meno del computer e utilizzare un telefono o un tablet, ma la cosa forse si complica un po’. Un computer renderà il tutto più semplice, specialmente con un software gratuito come Audacity, che permette agevolmente di montare e editare più tracce audio, così da permettervi di inserire eventuali jingle o effetti audio. Chiaramente non è questo il contesto per fare un corso di editing audio, ma non c’è da sapere molto di più di come si taglia e si incolla un pezzo di una traccia. Audacity però non è compatibile con i Mac più recenti, quelli con il processore Apple Silicon. Poco male, perché MacOS integra al suo interno GarageBand, un software nato per fare musica che però è incredibilmente adatto anche a creare podcast, con tutta una serie di effetti audio digitali che permettono di montare un prodotto davvero professionale.

Arriviamo al capitolo microfono: nonostante i puristi sosterranno l’esigenza di un microfono professionale, posso dire che in realtà basta veramente poco per avere un audio sufficientemente buono. Persino un auricolare con microfono, se fate attenzione a posizionarlo bene, può dare un risultato decente. Chiaramente tutto cambia con una soluzione di qualità maggiore, ma non è detto che questo sia necessario. Personalmente ho optato per MV7 di Shure, un microfono di buon livello disponibile in un kit pensato espressamente pensato per i podcast, ma ci tengo a precisare che non è fondamentale fare una scelta di questo genere. 

Infine, e qui arriviamo al cuore del discorso, vi servirà uno spazio in internet dove mettere il file audio del vostro podcast. Nonostante esistano delle soluzioni gratuite o pseudo tali, il consiglio è di utilizzare una vostra soluzione. Servizi che sono nati inizialmente gratuiti, infatti, sono diventati a un certo punto a pagamento, costringendo gli utenti a passare al piano a pagamento o a perdere tutto quello che avevano prodotto nel tempo. Altri invece hanno un costo decisamente abbordabile, si parla di poco più di 10 euro al mese, ma non è lo scopo di questa puntata di Digitali e Markettari, che invece è basata su come creare un podcast in autonomia, senza l’uso di piattaforme in abbonamento.

Si tratta quindi di avere uno spazio, dicevamo, ma dove possiamo prenderlo? La soluzione più facile è quella di acquistare un hosting presso uno dei più comuni rivenditori di domini, come Aruba o Register. L’hosting che ospita un sito web è più che sufficiente per ospitare anche i file mp3 e in più vi permetterà di creare qualche pagina web relativa al vostro podcast. Per farlo può benissimo utilizzare un qualsiasi editor di pagine web o un CMS popolare come WordPress, non c’è bisogno di essere un web designer. Quando acquistare un dominio con hosting, vi verrà fornito l’accesso al servizio FTP, che è un protocollo adatto a caricare i file su questo spazio. Tramite FTP, in pratica, è possibile sfogliare e creare cartelle o file esattamente come si fa con un’applicazione tipo esplora risorse di Windows o Finder di MacOS. Nonostante sia possibile collegarsi allo spazio FTP tramite questi strumenti appena citati, il consiglio che vi do è di utilizzare un’applicazione gratuita come Filezilla. Scaricarla e installarla è un gioco da ragazzi. Una volta aperta, inserendo l’indirizzo dell’hosting (di solito è il dominio stesso che avete acquistato), nome utente e password si apriranno due finestre affiancate: sulla sinistra ci sarà una cartella del vostro computer e sulla destra quella dell’hosting. Basterà trascinare da una parte all’altra per caricare o scaricare file e documenti. 

A questo punto è tutto quasi pronto, basterà infatti caricare il file RSS e l’MP3 per aver raggiunto lo scopo. Ok, ma come si creano questi due file?

Creare il file MP3 e il file RSS per caricare podcast su Spotify o Apple Podcast

Creare il file MP3, l’abbiamo detto, è piuttosto semplice: dovrete aprire il vostro Audacity, cliccare sul pulsante per la registrazione e iniziare a parlare. Una volta finito, farete i tagli necessari, inserirete gli eventuali effetti sonori e esporterete il file MP3. Mi raccomando: non caricate il file del progetto Audacity, bisogna invece esportare il file MP3. 

Per creare un feed RSS, invece, basta creare un file di testo tramite blocco note di Windows o un applicazione per sviluppatori (pure questa gratuita) come Atom e poi salvarlo con un nome a piacere e l’estensione xml. Il contenuto è piuttosto semplice: c’è un’intestazione che contiene dati generici sul podcast e poi un blocco di tag (ovvero informazioni) per ogni puntata del vostro podcast. Vediamo un esempio di RSS di Digitali e Markettari:

<?xml version="1.0" encoding="UTF-8"?>
<rss version="2.0" xmlns:itunes="http://www.itunes.com/dtds/podcast-1.0.dtd" xmlns:content="http://purl.org/rss/1.0/modules/content/">
  <channel>
    <title>Digitali e Markettari</title>
    <link>https://www.digitalimarkettari.it</link>
    <language>it-IT</language>
    <copyright>&#169; 2022 Franco Aquini</copyright>
    <itunes:author>Franco Aquini</itunes:author>
    <description>
      Digitali e Markettari è un podcast che parla di tecnologia e marketing. Che c'entrano queste due cose insieme? È semplice: rappresentano la mia passione e il mio lavoro. E se siete finiti su questo podcast, probabilmente è la stessa cosa per voi.
    </description>
    <itunes:type>serial</itunes:type>
    <itunes:owner>
      <itunes:name>Digitali e Markettari</itunes:name>
      <itunes:email>[email protected]</itunes:email>
    </itunes:owner>
    <itunes:image
      href="https://www.digitalimarkettari.it/podcasts/images/Digitali-e-Markettari-copertina.jpg"
    />
    <itunes:category text="Business">
      <itunes:category text="Marketing"/>
    </itunes:category>
    <itunes:explicit>false</itunes:explicit>

    <item>
      <itunes:episodeType>full</itunes:episodeType>
      <itunes:episode>1</itunes:episode>
      <itunes:season>1</itunes:season>
      <title>E01 - Google Analytics è veramente illegale?</title>
      <description>
        In questo primo episodio di Digitali e Markettari parliamo di un tema molto caldo in questo periodo. Le voci cominciavano a circolare già in Maggio, a seguito della decisione dei Garante della Privacy francese e austriaco. Poi però, pochi giorni fa, è arrivato il Garante italiano, con l’ammonizione di una società italiana per l’uso del popolare strumento.
      </description>
      <enclosure
        length="8727310"
        type="audio/x-m4a"
        url="https://www.digitalimarkettari.it/podcasts/Digitali_e_Markettari-01-Google_Analytics.mp3"
      />
      <guid>001</guid>
      <pubDate>Fri, 9 Jul 2022 17:00:00 +0100</pubDate>
      <itunes:duration>823</itunes:duration>
      <itunes:explicit>false</itunes:explicit>
    </item>

</channel>
</rss>

Non lasciatevi spaventare, nonostante ci possano essere diverse cose di difficile comprensione, in realtà è tutto abbastanza semplice. In un linguaggio fatto di tag, che è in pratica un meta-linguaggio, ogni informazione deve essere contenuta tra due tag, uno di apertura e uno di chiusura, che ne dichiarano il contenuto. Tolte le prime due righe di intestazione, noterete per esempio il tag “title”, che indica il titolo del podcast, poi il link alla pagina web (se c’è), la lingua e così via. Tutte queste informazioni sono generiche del podcast, mentre tra i tag “item” ci sono le informazioni relative alla puntata. 

Una cosa è importante: il formato di questo feed è basato su uno standard di iTunes perché, come dicevamo, è stata Apple per prima a standardizzare questo formato, ma lo stesso feed è leggibile da tutte le piattaforme di podcasting, compresi Spotify e Google Podcast. Non dovrete creare un file per ogni piattaforma. 

Un altro aspetto importante da conoscere è la classificazione in categorie. Il podcast permette solitamente la scelta di una categoria e una sottocategoria. È piuttosto importante classificarlo bene perché, ovviamente, scegliere la categoria sbagliata potrebbe minare la popolarità del vostro podcast. Un elenco di categorie e sottocategorie esistenti è facilmente rintracciabile sul sito per podcasters di Apple: https://podcasters.apple.com/support/1691-apple-podcasts-categories

Ovviamente il vostro podcast dovrà avere un’immagine principale, vi consiglio il formato quadrato, anch’essa ospitata sull’hosting di cui parlavamo prima. Se non sapete come realizzarla, vi consiglio di fare un tentativo con Canva, che è uno strumento super semplice per creare immagini adatte al web e ai social. 

Fatto questo, il resto è una passeggiata: basterà inserire il titolo della puntata, la descrizione, la durata in secondi e il peso in byte (tasto destro del mouse e poi proprietà per scoprirlo) e in pochi secondi la vostra puntata sarà pronta. 

Ultimo passo: la pubblicazione del podcast su Spotify, Apple Podcast e Google Podcast

Una volta che avrete il vostro file RSS a posto e il file MP3 caricato sull’hosting, cosa bisogna fare? L’ultima fase è la pubblicazione ed è veramente semplice. Basta registrarsi sui rispettivi portali, ecco un elenco dei più importanti:

https://podcasters.apple.com/
https://podcasters.spotify.com/
https://podcastsmanager.google.com/

Qui vi verrà chiesto praticamente soltanto il link al feed RSS, tutte le informazioni verranno poi lette da qui e in poche ore il vostro Podcast sarà online sulle piattaforme scelte. Un piccolo avvertimento: attenzione dal tag “pubDate”, che contiene la data, l’orario e il fuso della pubblicazione. Alcune piattaforme sono piuttosto rigide e se sbaglierete qualcosa, come è successo a chi sta parlando, potreste vedere il vostro podcast non pubblicato. 

Spero che questa guida vi sarà utile. Chiaramente non è stata esaustiva come avrei voluto, ma spero possa essere sufficiente per qualcuno a intraprendere questa meravigliosa avventura che è il podcast. 

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